Un articolo di Massimo Chiriatti sull’Incoscienza Artificiale: Come le macchine prevedono per noi

Le macchine possono prevedere il futuro al posto nostro? Un articolo di Massimo Chiriatti analizza la questione dell’incoscienza artificiale e dei rischi legati all’utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale. In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, è importante acquisire una maggiore consapevolezza riguardo al funzionamento ed utilizzo delle macchine, affinché le scelte che riguardano le nostre vite non siano acriticamente delegate ad un algoritmo.

L’autore cerca di dipanare il dilemma tra bios e téchne, confrontando due reti neurali: quella umana e quella della macchina, per rispondere ad un interrogativo cui a breve saremmo posti di fronte: che ruolo avrà l’uomo quando importanti decisioni che lo riguardano saranno mediate dalla tecnologia o saranno ad essa delegate?

Chiriatti sottolinea la necessità di lavorare con multidisciplinarietà, fornendo alla macchina dati raffinati e controllando la fase di elaborazione, onde evitare decisioni inadatte ed inefficienti. È importante non considerare l’output al pari di un imperativo da seguire incondizionatamente; l’uomo dovrà sempre mantenere il controllo e valutare le conseguenze della decisione algoritmica tenendo bene a mente il contesto in cui tale decisione andrà ad operare.

L’autore sottolinea anche la profonda differenza tra le macchine e l’uomo: l’intelligenza umana è frutto di una storia evolutiva complessa ed è un sistema infungibile, la biologia predilige la diversità che ne permette la resilienza e l’evoluzione. Anche se oggi le macchine non si limitano ad eseguire istruzioni, ma possono elaborare dati acquisiti dall’ambiente esterno in modo autonomo, le macchine “non sono disegnate per operare scelte etiche” in quanto mancano di consapevolezza nella progettazione, implementazione ed applicazione.

Ecco il motivo per cui si stanno elaborando regole etiche per l’impiego – negli ambiti della vita umana – dei sistemi di intelligenza artificiale. Dovremmo scegliere l’offerta tecnologica più aperta possibile e imporre audit internazionali a chi fornisce un servizio, per mitigare i rischi. Un’azione di una macchina autonoma, non attentamente analizzata, rischia di essere considerata una regola cui attenersi.

Chiriatti suggerisce anche di diffondere la cultura della tecnologia, incrementando la fiducia nell’uso di questi sistemi tra i consumatori. L’autore evidenzia una contraddizione di fondo: ci si affida alla tecnologia in assenza di una “consapevolezza soggettiva” senza considerare che “il pensare, come lo intendiamo noi umani, richiede un contenuto semantico mentre il calcolo ha soltanto una sintassi cioè dei processi formali e simbolici ed è insufficiente per razionalizzare intenzionalità sentimenti emozioni dolore…”.

L’articolo di Massimo Chiriatti ci invita a riflettere sul ruolo che le macchine e la tecnologia stanno assumendo nella nostra vita quotidiana e sulle conseguenze che ciò può comportare. La conoscenza qualitativa dei sistemi di intelligenza artificiale è un passo fondamentale per comprendere come queste macchine elaborano i dati e prendono le decisioni che ci riguardano. Tuttavia, non basta limitarsi alla conoscenza tecnica: occorre sviluppare una consapevolezza etica e culturale, che ci permetta di utilizzare questi strumenti in modo responsabile e consapevole.

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