Il Cerimoniale pontificio è comunicazione

Regole formali e cerimoniali come valore nelle relazioni pubbliche. A Roma l’interessante presentazione del saggio “Linguaggi pontifici. Storia, significati, protocollo della più antica istituzione del mondo” di Monsignor Stefano Sanchirico e del giornalista Andrea Gagliarducci

di Alex Borinato
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ANCEP – Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici, Quotidiano d’informazione “Cerimoniale Oggi n° 15 – 10 luglio 2023 (Scarica pdf)
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Il particolare e complesso tema del Cerimoniale pontificio è stato recentemente al centro di un evento formativo organizzato nella Capitale da Ferpi Lazio Delegazione regionale della Federazione Relazioni Pubbliche Italiana in collaborazione con Rome Business School, Accademia di Comunicazione, AI open mind e PA social.

Gli autorevoli interventi di Monsignor Stefano Sanchirico e Andrea Gagliarducci, coautori del saggio “Linguaggi pontifici. Storia, significati, protocollo della più antica istituzione del mondo”, insieme al già capo del Cerimoniale della Presidenza della Repubblica Filippo Romano, hanno illustrato come il Cerimoniale costituisca un vero e proprio codice, un alfabeto comune che supera il linguaggio verbale, capace di definire la qualità e l’autorevolezza di un’istituzione, sia essa laica o religiosa. La conoscenza di queste regole, siano esse scritte o sotto forma di rituali e consuetudini, risulta fondamentale per garantire una corretta gestione delle relazioni tra autorità e della cerimonia, alla quale queste ultime sono chiamate a partecipare. Quando si parla di Santa Sede la questione diventa assai più complessa, poiché il cerimoniale pontificio non comunica solo l’istituzione, bensì anche la Chiesa Cattolica: vi è una sovrapposizione tra la personalità giuridica internazionale e la realtà religiosa, le quali si intersecano regolarmente anche in occasione di appuntamenti laici. Monsignor Sanchirico, nel corso del suo intervento, ha definito il Cerimoniale “un linguaggio che non è solo parola, ma è gesto, simbolo, cadenza, movimento, precedenza e modalità di accoglienza. Si tratta di un linguaggio con una sua grammatica, una sua logica e un suo radicamento”. La nascita di questo codice è stata fatta risalire a una ragione pratica, ovvero all’esistenza del peccato originale. La maggior parte degli individui tende alla prevaricazione altrui e all’affermazione di sé stesso: pertanto, al fine di mantenere un ordine, è fondamentale poter contare su un sistema di regole chiare ed oggettive. Se nella sfera privata esistono galateo e buona educazione, in quella istituzionale ci sono il Cerimoniale ed il Protocollo.

Come affermato da Monsignor Sanchirico, oltre all’aspetto di ordine, a definire un’istituzione vi sono anche gli aspetti rituali e simbolici. L’esempio esposto durante l’intervento è stato quello relativo alle vesti del Papa, in particolare per ciò che concerne l’utilizzo dei colori: il rosso e il bianco. Il primo, di derivazione imperiale, fa parte della tradizione pontificia quale colore del sangue di Cristo. Come gli imperatori indossavano la clamide rossa, così il Papa indossava il manto papale rosso, ridotto via via nel tempo sino alla stola rossa portata da Papa Benedetto XVI. Il secondo, il bianco, è il simbolo di rettitudine e di purezza di intenzioni nell’agire. Si tratta di elementi comunicativi, in particolar modo in tema di Cerimoniale papale, che rappresentano un’identità ed una missione. Il linguaggio del Cerimoniale pontificio è qualcosa di più ampio rispetto a quello utilizzato per un “semplice” Stato o potere politico, perché dà voce anche a una quarta dimensione della comunicazione, più profonda, che riguarda la fede. Il suo compito è quello di raccontare l’anima di un’istituzione tra le più antiche del mondo attraverso un linguaggio che, citando Monsignore, “va compreso non solo nelle sue sfumature, ma nella sua filosofia”.

In conclusione del suo intervento Monsignor Sanchirico, proprio per ribadire il ruolo fondamentale che il Cerimoniale ricopre da sempre, ha voluto lasciare ai partecipanti un concetto ripreso dall’opera “De ceremoniis aulae byzantinae” dell’imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito in cui è indicato come “una delle cose cui deve tendere lo Stato per preservare il suo ordine e la sua potenza sia proprio il Cerimoniale”.

A seguire, la parola è passata a Filippo Romano, che ha offerto ai partecipanti una panoramica storica del Quirinale. L’intervento ha offerto uno spaccato storico e artistico di questo prestigioso palazzo che, inizialmente, è stato non sede apostolica, ma di villeggiatura, del Santo Padre. Il palazzo ha subito, nel corso del tempo, innumerevoli modifiche, non solo di carattere architettonico, ma anche di valore simbolico. Questo luogo, infatti, a partire dal 1823, è stato sede per quattro volte consecutive del conclave che si riuniva nella Cappella Paolina, copia esatta per struttura e dimensione della Cappella Sistina. Durante l’intervento tanti sono stati gli aneddoti storici narrati intrisi di simbologia come, ad esempio, l’arrivo al Quirinale dei Savoia che, al loro ingresso, trovarono un palazzo svuotato di ogni bene, fatti salvi quattro arazzi donati da Napoleone Bonaparte al Papa, come a simboleggiare il dono di un usurpatore ad altri usurpatori.

I rapporti tra il mondo laico e quello ecclesiastico, però, non sono stati sempre in contrasto. Vi è stato un periodo in cui, a seguito degli accordi raggiunti con i Patti Lateranensi, l’imposizione della berretta cardinalizia al Nunzio pontificio che diventava cardinale avveniva per mano di alcuni Capi di Stato. Filippo Romano, narrando un episodio a cui assistette nella sua carriera, ha spiegato come il Nunzio fosse chiamato a giurare fedeltà alla Costituzione della Repubblica Italiana davanti al Capo di Stato, il Presidente Sandro Pertini nel caso di specie. Concluso l’intervento di Filippo Romano ha preso la parola Andrea Gagliarducci, giornalista ed esperto vaticanista. Egli ha spiegato che cosa significa essere vaticanista accreditato presso la sala stampa della Santa Sede, e quanto sia importante conoscere le regole del Cerimoniale per poter interpretare ogni singolo significato di ciò che accade.

Durante la visita di un Presidente o di un Primo Ministro è ammesso un gruppo di giornalisti (quattro o cinque in genere) e uno di fotografi, i quali sono tenuti a riferire nei minimi dettagli ai colleghi quanto accaduto durante l’incontro. Si tratta di un compito molto particolare in quanto le informazioni, come le foto, escono “senza firma”: è un lavoro in qualche modo invisibile, senza scoop, che richiede molto più studio e momenti di analisi. In questa attività la conoscenza del Cerimoniale ricopre un ruolo fondamentale, ma come detto da Gagliarducci “nessuno ti prepara per questo”. È quindi fondamentale raccogliere tutte le informazioni possibili, oppure incontrare qualcuno che te lo possa insegnare. A questo proposito, per Gagliarducci, Monsignor Sanchirico ha assunto un ruolo importantissimo poiché, grazie alle sue spiegazioni molto dettagliate, ha dato un senso a tanti rituali e tante procedure. “Nella Santa Sede ha spiegato Gagliarducci ogni minimo gesto ha un significato e una storia di oltre duemila anni”. Il compito del vaticanista, quindi, non è solo quello di narrare, ma anche di mediare e tradurre un linguaggio complesso in uno comprensibile a tutti.

A conclusione dell’incontro è intervenuto il giornalista dell’Associazione PA Social Sergio Talamo, che ha ribadito quanto la forma sia anche sostanza. Per questo, e per contrastare la libertà eccessiva concessa sul web, sarebbe necessario investire sull’educazione etica e sulla professionalità di chi diffonde le notizie.