Meta testa un sistema basato su intelligenza artificiale per identificare gli adolescenti che si fingono adulti e attiva restrizioni automatiche.
Instagram sta sperimentando una nuova strategia per proteggere gli utenti più giovani: l’uso dell’intelligenza artificiale per rilevare chi mente sulla propria età al momento della registrazione. L’annuncio, diffuso da Meta il 21 aprile 2025, arriva in un contesto di crescente attenzione internazionale sulla sicurezza digitale dei minori.
Se l’IA identifica un utente minorenne che si è registrato come adulto, il suo profilo sarà automaticamente convertito in un account per adolescenti, con impostazioni predefinite più restrittive: profilo privato, limiti ai messaggi privati e contenuti sensibili ridotti. Inoltre, gli adolescenti riceveranno promemoria se restano online per oltre 60 minuti e sarà attivata una “modalità di sospensione” notturna.
Meta ha dichiarato che il sistema si basa su una serie di segnali: contenuti visualizzati, interazioni, informazioni del profilo e data di creazione dell’account. Il nuovo approccio si affianca a politiche come il divieto di live streaming per i minori di 16 anni senza consenso dei genitori.
L’iniziativa risponde alle pressioni normative e sociali verso una maggiore responsabilità da parte delle piattaforme social. Tuttavia, alcuni esperti sollevano dubbi sull’efficacia dell’IA nel distinguere correttamente l’età e sull’eventuale impatto sulla privacy.
📚 Approfondimento – Cronologia e contesto
• Commissione UE – Strategie per la sicurezza digitale dei minori
• US Surgeon General – Social Media and Youth Mental Health (2023)
• Meta Transparency Center – Sicurezza dei minori su Instagram
🔎 Consigli di approfondimento
• The Conversation – Come le IA identificano l’età online
• OECD – Protezione dei minori nel digitale
📌 Abstract – Pro e rischi etico-sociali
L’uso dell’IA per verificare l’età su Instagram può aumentare la sicurezza dei minori, limitando l’esposizione a contenuti dannosi e proteggendo la salute mentale. Tuttavia, resta il rischio di errori nei profili, implicazioni sulla privacy e un dibattito aperto sull’autonomia digitale dei giovani. La sfida è conciliare tecnologia e diritti.
