Google potenzia Gemini con Veo 2, il nuovo modello AI per creare video da testo, ora disponibile per gli utenti premium.
Google ha annunciato l’integrazione del suo modello di generazione video basato su intelligenza artificiale, Veo 2, nella piattaforma Gemini, rendendolo accessibile agli abbonati Gemini Advanced e Google One AI Premium. L’obiettivo è offrire strumenti avanzati per la produzione di contenuti video realistici e di qualità cinematografica.
Veo 2 è in grado di generare clip video di 8 secondi in formato MP4 a 720p partendo da semplici prompt testuali. Rispetto alla versione precedente, il modello è stato ottimizzato per comprendere meglio la fisica del mondo reale e i movimenti umani, producendo animazioni più fluide e ambientazioni più credibili.
Tutti i contenuti generati sono contrassegnati da SynthID, una filigrana digitale sviluppata da Google per indicare l’origine artificiale del materiale, in linea con le attuali esigenze di trasparenza e sicurezza nell’uso dell’IA generativa.
L’accesso a Veo 2 avviene tramite menu a tendina nell’app Gemini, sia da desktop che da mobile. Inoltre, i video possono essere condivisi direttamente su piattaforme social come YouTube e TikTok, agevolando la diffusione e la fruizione immediata dei contenuti creati.
A supporto della creatività visiva, Google ha anche lanciato Whisk Animate, un tool che consente di trasformare immagini statiche in video animati usando Veo 2, ampliando le possibilità espressive per creator e professionisti.
Approfondimento cronologico:
- Aprile 2024: lancio del watermark SynthID da parte di Google DeepMind – DeepMind
- Gennaio 2025: presentazione di Gemini Advanced – Google Blog
- Aprile 2025: annuncio di Veo 2 al Google I/O – The Verge
Consigli di lettura:
- Guida a Gemini e ai suoi strumenti AI
- Impatti dell’AI generativa nella produzione video
Abstract: pro e rischi etici e sociali
L’integrazione di Veo 2 offre nuove opportunità creative e democratizza l’accesso a strumenti di produzione video avanzati. Tuttavia, emergono rischi legati alla disinformazione, alla manipolazione dell’immagine e alla saturazione mediatica di contenuti sintetici. L’uso di SynthID rappresenta un primo passo verso una maggiore responsabilità etica, ma sarà necessario un monitoraggio costante delle applicazioni e una regolamentazione condivisa per evitarne abusi.







